sciacca
Sciacca (IPA: ˈʃakka)[4] è un comune italiano di 38 912 abitanti del libero consorzio comunale di Agrigento in Sicilia.
Città marinara, turistica e termale, ricca di monumenti e chiese, è il comune più popoloso della provincia dopo il capoluogo. È nota per il suo storico carnevale e per la ceramica.
Geografia fisica[modifica | modifica wikitesto]
La città si affaccia a sud sul mare. La linea di costa si estende per circa 33 km[5]. Ad est si innalza il monte Kronio alto 386 metri s.l.m., dalle cui falde scaturiscono le acque termali.
Il centro storico ha un’area di 362 271 m² (36,2271 ha), mentre l’intero territorio comunale si estende complessivamente per 191 km².
Storia[modifica | modifica wikitesto]
Preistoria[modifica | modifica wikitesto]
Importantissime testimonianze di una presenza preistorica sono state ritrovate nella Grotta Stufa, sulla vetta del Monte Cronio[15].
Il primo insediamento preistorico si estendeva probabilmente tra l’attuale via Figuli e la contrada Muciarè presso la foce del torrente Bagni.
Nella valle che compresa tra il Monte Nadore e il Monte San Calogero, a circa sei chilometri dall’odierna cittadina sono venuti alla luce avanzi di fondamenta di grandi dimensioni. Ciò confermerebbe l’esistenza di un’antica città abitata dai Sicani.
Età antica[modifica | modifica wikitesto]
Iscrizioni puniche rinvenute nel territorio saccense confermerebbero il passaggio dei fenici.
Nel VII secolo a.C., secondo Tucidide, gli abitanti di Selinunte costruirono un castello nel territorio saccense, e vi fondarono una subcolonia, che chiamarono Terme Selinuntine, per la presenza di sorgenti termali.
Nel 409 a.C., dopo la caduta di Selinunte in mano cartaginese[15], Terme Selinuntine accolse parte della popolazione scampata alla distruzione della città.
Fu teatro di due importanti battaglie delle guerre greco-puniche. La prima battaglia, avvenuta nel 383 a.C., fu quella della Cabala in cui Dionisio di Siracusa ebbe la meglio sui Cartaginesi. La seconda battaglia, quella di Cronio, nella valle fra il Nadore e San Calogero, fu combattuta nel 378 a.C.; nel conflitto Imilcone, figlio di Magone, riuscì a conquistare con uno stratagemma il territorio selinuntino e quello agrigentino, fino al fiume Alico.
Nel III secolo d.C. Terme Selinuntine cambiò nome in Aquae Labodes, e nel IV secolo d.C., divenne una statio.
Medioevo[modifica | modifica wikitesto]
Gli arabi conquistarono la città nell’840[16]. Ne influenzarono il tessuto urbanistico e la toponomastica (il quartiere San Nicolò, anticamente chiamato Rabato, Schiunchipani, Cartabubbo, Misilifurmi e Raganella[17]) e diedero impulso all’industria del cotone.[17]
Nel 1087 Sciacca fu conquistata dai Normanni e annessa alla Contea di Sicilia. Al conte Ruggero I di Sicilia si deve la costruzione delle fosse granarie del caricatore, la riorganizzazione del servizio navale e l’imposizione del dazio sul grano da esportare. Il caricatore, che si trovava a sud del Borgo della Cadda, rimase in funzione sino al 1336, quando ne venne costruito un altro fuori Porta del Mare. I normanni ricostruirono le mura e i bastioni della città, restaurono il castello di Cocalo e edificarono il castello Vecchio. Fuori le mura restarono tre sobborghi: quello dei Figuli, quello dei Musulmani detto Rabato, Ruccera e quello degli ebrei chiamato Cadda. Tale nucleo sarà conosciuto fino al XIX secolo col nome di Terra Vecchia[18].
Sotto la dinastia sveva, Sciacca ottenne lo status di città demaniale, godendo di diversi privilegi. La città era retta da un magistrato, con il diritto d’inviare i propri rappresentanti al Parlamento. Federico II di Svevia e Manfredi di Sicilia confermarono i privilegi di cui godeva la città.
Nel 1355, la città passò in mano ai Peralta. A Sciacca fu istituita la carica di Capitano di guerra per la difesa della città. Tale compito fu affidato a Guglielmo Peraltache , oltre ad essere conte di Caltabellotta, poiché era apparentato col re, possedeva vasti territori avuti in eredità, per occupazione o per concessione regia. Dal re aveva ottenuto la rappresentanza della Magna Curia, cioè l’istituzione di una suprema autorità con funzioni giudiziarie inappellabili.
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